Le chiatte per unire le sponde del Naviglio – Comitato Ponti – ODV

Le chiatte per unire le sponde del Naviglio

Gennaio 1, 2016

Collegamenti dolci per unire le sponde del naviglio

Il secondo progetto riguarda sempre la ricucitura di frammenti di città oggi dimenticati. Stiamo parlando della sponda settentrionale del Naviglio Grande, nel tratto che dal ponte di via Valenza va fino al confine comunale e oltre. Questa stretta striscia di terra è racchiusa tra la linea ferroviaria per Mortara e il Naviglio che, fuori da Porta Genova, è superato da pochissimi ponti, nessuno dei quali è accessibile alle persone con ridotte capacità motorie (anziani, mamme con passeggini, portatori di handicap, ecc.). Questo fa sì che, nelle parti urbanizzate, le attività che vi si insediano siano magazzini e industrie che attirano pochissima gente (e che presentano, verso il Naviglio, un fronte chiuso: il loro affaccio primario, fino a poco tempo fa, era la ferrovia), mentre nelle parti non urbanizzate il verde, poco accessibile, è trascurato: lungo la pista ciclabile si vedono solo ciclisti e skaters, che sfrecciano senza fermarsi. L’alzaia potrebbe invece essere usata molto più intensamente da cittadini di ogni categoria. Questa è la vista che si ha dal nuovo ponte pedonale di Corsico: una lunga cesura con da un lato le abitazioni e dall’altro, completamente inaccessibile, il verde.

Come fare a superare questo isolamento, per recuperare queste aree alla fruizione di tutti noi? Noi proponiamo di iniziare con un’azione a costo ridottissimo, ma di notevole incidenza, che è quella di collegare le due sponde del Naviglio, quella “abitata” e quella “verde”, a tratti brevi, mediante collegamenti leggeri e dal bassissimo impatto ambientale.

Di natanti di questo tipo ne abbiamo scovati un’infinità, in molti paesi d’Europa: Francia, Germania, Belgio. Ma è soprattutto in Olanda, terra di canali, che abbiamo trovato esempi semplici ed economici, e molto collaudati. Essi possono essere mossi da una manovella che fa scorrere la chiatta lungo una catena posata sul fondo, oppure da un motorino ad energia solare, o ancora da un timone che, sfruttando la corrente, spinga la chiatta da una parte o dall’altra. 

Qui ne vedete alcuni esempi