Spettacolo antimafia tratto da un capitolo di "Alveare", romanzo-inchiesta di Catozzella,
Valentina Scuderi, nella parte di Zia Severina - La regia di Carolina De La Calle Casanova
È una storia di resistenza e di dignità, di lotta silenziosa, compiuta con l’unico mezzo di cui è in possesso un’anziana donna: l’ostinazione. La sua caparbietà e la sua costanza hanno dato l’esempio nel quartiere: dopo di lei tante altre famiglie hanno iniziato a lottare a denunciare.
Zia Severina dialoga tutta la notte con il ragazzo, (soprannominato Mongolfiera), assoldato da chi gestisce il racket delle case popolari. Il giovane entra ogni notte in casa di Severina, rimasta a vivere da sola nel bilocale dopo la morte del marito.
Severina è divisa tra la paura di abbandonare tutto e il desiderio di cambiamento che la spinge a prendersi in qualche modo cura del giovane: gli prepara la colazione, perché "chi fa un lavoro come il tuo ha sempre fame", gli chiede di buttare la spazzatura quando esce, gli consiglia di trovarsi una brava ragazza... “Facciamo così, una buona volta per tutte. Te esci, io non ti guardo, tu mi guardi, però. Così controlli che io non ti guardo e poi vai via. Però mentre controlli che io non ti guardo, perché se vai via io non ti guardo, magari potresti passarmi vicino e darmi una carezza, una carezza della buonanotte, così come gesto d’affetto. Così io mi rassereno. Così io capisco che stai andando via. Così è chiaro che è tutto finito, con una carezza”.
Credo che quello che sta facendo questa compagnia teatrale abbia del rivoluzionario. A memoria non ricordo niente di simile.
Portare spettacoli teatrali sulla mafia nelle zone, nelle vie, nei cortili, nei quartieri della mafia. Come hanno fatto a Niguarda, per esempio, dove Zia Severina ha vissuto per una vita intera. Hanno riportato Zia Severina - una delle poche persone che ha avuto il coraggio di denunciare e opporsi al racket delle case popolari - nelle sue strade, le stesse strade che hanno smesso di essere presidiate dagli uomini delle cosche.
A me sembra un gesto rivoluzionario, se paragonato anche ai discorsi di chi l’antimafia a volte la fa anche di professione e poi in periferia - dove le mafie abitano, comandano, propagano violenza e arroganza - si dimentica spesso di venire.
Giuseppe Catozzella
Tiziana Viganò